Gli acari più dannosi per il pomodoro e rimedi
Una caratteristica comune a tutte le specie più dannose è la rapidità con cui le popolazioni si moltiplicano creando un danno irreparabile alla coltura se non si interviene tempestivamente e preventivamente, viste le piccolissime dimensioni di questi parassiti.
Le specie dannose di acari:
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Tetranichidi: Tetranychus urticae (Ragnetto rosso comune) e Tetranychus evansi (Ragnetto rosso delle solanacee)
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Eriofidi: Aculops lycopersici (Eriofide rugginoso del pomodoro)
Ragnetto rosso comune (Tetranychus urticae)
Il Tetranychus urticae è un acaro tetranichide che attacca oltre 150 specie di piante, per lo più erbacee, sia in pieno campo che in serra.
Conosciuto come ragnetto rosso comune, in realtà si presenta con colorazioni variabili in base all’età e all’alimentazione degli individui: infatti nel periodo primaverile-estivo le femmine hanno colore giallo rosato, che vira poi al verde-rossastro con due macchie laterali brune fino a virare all’arancio nelle femmine svernanti. Sono esemplari piccolissimi (femmine 0,5 mm – maschi 0,3 mm).
Si nutre dei tessuti cellulari grazie ad un caratteristico apparato boccale pungente succhiatore dotato di lunghi stiletti retrattili e produce sulle foglie una fitta tela di fili sericei su cui si spostano.
Sulle colture orticole si stima che in campo il numero di generazioni annuali completabili oscilli tra 7 e 10, mentre in serra si possa arrivare a una trentina, poiché in ambiente protetto la specie può svilupparsi continuamente. Con il crescere della temperatura, la rapidità di moltiplicazione cresce e le popolazioni raddoppiano in un periodo variabile da 4 a 23 giorni.
Su pomodoro pare che si sia selezionato un particolare ceppo o razza di Tetranychus urticae (host race), in grado di svilupparsi meglio su questa solanacea che altrimenti sfrutta la peluria (tricomi) presente su foglie e fusti per ostacolare i movimenti dell’acaro o addirittura per intossicarlo con i propri essudati.
Ragnetto rosso delle solanacee (Tetranychus evansi)
Come dice il nome stesso, questo tetranichide predilige le solanacee sia spontanee che coltivate (pomodoro, melanzana, patata, peperone, tabacco).
Se non viene esaminato al microscopio, l’aspetto e le dimensioni sono simili a quelli del Tetranicus urticae, anche se ha zampe più lunghe e un colore tendente all’arancio-mattone più uniforme.
Ha origini tropicali-subtropicali e risulta in rapida espansione nell’area mediterranea dove è presente da meno di 10 anni.
È l’acaro più pericoloso per il pomodoro e le altre solanacee, perché anche in pieno campo è in grado di riprodursi ininterrottamente e più rapidamente delle altre specie, soprattutto in areali caratterizzati da inverni miti, senza o con brevissimi periodi di gelo ed estati calde. È stato stimato infatti che Tetranicus evansi possa svilupparsi tra i 10° C e i 38°C e che anche alle temperature più alte raddoppi la popolazione in meno di 2 giorni.
Riuscendo a colonizzare solanacee spontanee, come l’erba morella (Solanum nigrum), questo acaro rimane presente anche in assenza della coltura.
Predilige la pagina inferiore delle foglie ed è in grado di produrre una gran quantità di tela che in caso di alte infestazioni può arrivare a inglobare come un cappuccio l’intero apice della pianta.
Per avere maggiori informazioni sulla corretta protezione del tuo pomodoro, leggi l'articolo: "Coltivazione pomodoro: quali prodotti Adama usare per le infestasi".
Quali danni producono sul pomodoro gli acari tetranichidi
La presenza di acari tetranichidi si manifesta sulle foglie sotto forma di piccole aree clorotiche che via via confluiscono annullando la possibilità per la pianta di svolgere la fotosintesi clorofilliana.
All’inizio le piante colpite sono poche, a macchie nell’appezzamento, e i sintomi sono confinati sulle foglie apicali per poi diffondersi rapidamente su tutta la pianta.
Sebbene per Tetranychus urticae sia stata dimostrata una relazione tra il danno e il numero di individui per foglia e quindi stimata una soglia critica di danno oltre la quale intervenire, la difficoltà di monitorare parassiti così piccoli, ma soprattutto di distinguere Tetranychus urticae da Tetranychus evansi (la cui rapidità di moltiplicarsi non consente di aspettare), se sospetti un’infestazione, intervieni con acaricidi specifici, per non rischiare effetti devastanti sulla tua produzione.
Eriofide rugginoso del pomodoro (Aculops lycopersici)
Nonostante il nome, l’eriofide rugginoso del pomodoro è polifago, attacca cioè un gran numero di piante, soprattutto solanacee coltivate e spontanee, distinguendosi dalla prevalenza degli eriofidi che hanno un solo ospite.
Come tutti gli eriofidi Aculops lycopersici ha forma fusiforme-vermiforme, solo 2 paia di zampe anteriori, e un apparato boccale costituito da un rostro con corti stiletti.
E’ quasi invisibile, avendo lunghezza inferiore a 0,2 mm, e la sua presenza sulle foglie può esser evidenziata solo con l’aiuto di una lente d’ingrandimento superiore a 10x.
Compie numerose generazioni all’anno e predilige un clima caldo-secco. A 25°C la popolazione raddoppia in meno di 3 giorni.
Quali danni producono sul pomodoro gli eriofidi dannosi
I danni da eriofidi non si limitano alla sottrazione di sostanza cellulare come avviene a seguito di un’infestazione da tetranichidi. Gli eriofidi, infatti, immettono nei tessuti colpiti dei liquidi salivari che comportano nella pianta rilevanti modificazioni a livello cellulare e reazioni diverse fino ad arrivare alla formazione di galle. Inoltre alcune specie di eriofidi possono essere anche vettori di virus.
E’ difficile individuare precocemente l’infestazione da eriofidi su pomodoro, perché la presenza non è uniforme e la sintomatologia iniziale è simile a quella di altri parassiti meno invasivi.
L’Eriofide rugginoso del pomodoro non produce galle né pare possa trasmettere virus, ma l’elevata rapidità di moltiplicazione produce danni diffusi che possono portare la pianta di pomodoro alla morte:
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le foglie mostrano dapprima aree argentee sulla pagina inferiore, che diventano poi color bronzo, quindi si accartocciano e cadono
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i fusti perdono parte della peluria, assumono una colorazione verde bronzea quindi bruna e spesso si fessurano
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le bacche suberificano e possono screpolarsi.
Per non sottovalutare la presenza e l’entità della popolazione, individua precocemente i possibili focolai e se si espandono intervieni con un acaricida specifico. Per saperne di più, leggi anche il nostro articolo di approfondimento "Conoscere e gestire infestanti, malattie e parassiti del pomodoro".